Cattiva digestione: cause, sintomi e quando preoccuparsi

cattiva digestione
Scopri tutto sulla cattiva digestione: cause funzionali e patologiche, sintomi comuni, rimedi naturali e farmacologici, diagnosi e quando consultare uno specialista.
Indice

Gonfiore addominale, pesantezza allo stomaco, difficoltà digestive sono i disturbi tipici di una cattiva digestione, un problema diffuso ma spesso anche troppo sottovalutato.

Le cause della cattiva digestione sono diverse e possono cambiare da caso a caso. Tra le possibili soluzioni ci sono sia rimedi naturali che farmaci. Anche le abitudini quotidiane fanno la loro parte: dieta sbilanciata, stress e uno stile di vita scorretto possono favorire o intensificare il disturbo.

Se stai riscontrando problemi legati alla cattiva digestione che non riesci a risolvere, puoi richiedere una visita con lo specialista gastroenterologo – Dott. Luca Bonaiuto – del Centro Medico MedNow di Milano.

Se non hai tempo di leggere, ecco in breve “cos’è la cattiva digestione”

La cattiva digestione è un disturbo dell’apparato digerente noto anche come dispepsia. Provoca fastidi nella parte alta dell’addome che di solito compaiono dopo i pasti.

Come si manifestano questi fastidi, attraverso quali sintomi?

  • Gonfiore
  • Bruciore di stomaco
  • Senso di pienezza
  • Nausea e eruttazioni
  • Dolore epigastrico (dolore localizzato nella parte superiore dell’addome, appena sotto lo sterno, chiamata anche regione epigastrica o “bocca dello stomaco”)
  • Sonno disturbato dopo cena

Quali sono le cause della cattiva digestione?

Funzionali (non patologiche)

  • Pasti abbondanti o troppo veloci
  • Cibi grassi, fritti, speziati
  • Stress, ansia, sedentarietà
  • Fumo, alcol, bevande gassate

Organiche (patologiche)

  • Reflusso gastroesofageo
  • Gastrite, ulcere, Helicobacter pylori
  • Calcoli alla colecisti, pancreatite
  • Intolleranze alimentari (es. lattosio)
  • Sindrome dell’intestino irritabile (IBS)

Quando fare accertamenti in caso di cattiva digestione?

  • Sangue nelle feci o nel vomito
  • Dimagrimento improvviso
  • Vomito ricorrente
  • Dolore persistente
  • Sintomi da più di 3 settimane

Quali sono i rimedi per contenere i sintomi della cattiva digestione?

Stile di vita

  • Mangiare lentamente
  • Evitare il riposo subito dopo i pasti
  • Ridurre cibi irritanti
  • Attività fisica moderata
  • Gestione dello stress

Rimedi naturali

  • Tisane di finocchio, menta, camomilla
  • Probiotici
  • Enzimi digestivi (su indicazione medica)

Prevenzione

  • Alimentazione bilanciata
  • Evitare fumo, alcol e sedentarietà
  • Controllo dello stress
  • Visite periodiche in caso di sintomi ricorrenti.

Di seguito, la versione espansa per approfondire cause, sintomi, diagnosi e trattamenti della cattiva digestione.

Cos’è la cattiva digestione (dispepsia)

La cattiva digestione, conosciuta anche come dispepsia, è un disturbo dell’apparato digerente che si manifesta con fastidi localizzati nella parte superiore dell’addome.

Non è una vera e propria patologia, ma un insieme di sintomi legati a un funzionamento irregolare del processo digestivo, che possono essere passeggeri o persistenti.

La dispepsia può comparire in modo sporadico dopo pasti molto abbondanti o durante periodi di stress, ma può anche indicare la presenza di una condizione medica più seria.

Sintomi della cattiva digestione

La cattiva digestione provoca diversi disturbi che possono comparire da soli oppure insieme.

L’intensità cambia da persona a persona, e non riflette sempre la reale entità del problema.

Alcuni sintomi si fanno notare di rado e tendono a risolversi senza interventi; altri possono durare nel tempo o aggravarsi gradualmente.

Sintomi più frequenti

  • Gonfiore addominale: sensazione di pancia gonfia, accompagnata da tensione addominale o meteorismo. Può aumentare dopo i pasti o verso sera.
  • Senso di pienezza precoce: senso di sazietà dopo aver mangiato piccole quantità di cibo, anche in assenza di un pasto completo.
  • Bruciore di stomaco: sensazione di calore o dolore retrosternale, che si può accompagnare a reflusso acido o rigurgito.
  • Nausea: senso di malessere localizzato allo stomaco, con o senza tendenza al vomito. Può presentarsi anche a stomaco vuoto.
  • Eruttazioni ricorrenti: aria dallo stomaco, che può indicare un accumulo di gas o una digestione rallentata.
  • Dolore epigastrico: localizzato nella zona centrale superiore dell’addome. Descritto come un peso sullo stomaco, un crampo o una fitta intermittente.
  • Sonno disturbato: molte persone soffrono di insonnia o risvegli notturni dopo cene abbondanti o quando i sintomi digestivi si acutizzano di sera.

Quando i sintomi richiedono una visita medica

Alcuni sintomi devono essere condivisi con un medico perché possono essere il segnale di patologie più serie che necessitano di diagnosi e trattamenti specifici:

  • Presenza di sangue nel vomito (ematemesi) o nelle feci (melena o feci scure).
  • Perdita di peso non intenzionale in tempi brevi.
  • Vomito ricorrente, persistente o con difficoltà di alimentazione.
  • Dolore epigastrico che non regredisce con le comuni terapie.
  • Senso di stanchezza e pallore, sintomi possibili di anemia da sanguinamento gastrico.

Per approfondire sintomi legati alla digestione, è possibile rivolgersi al Dott. Luca Bonaiuto, gastroenterologo presso il Centro Medico MedNow di Milano.

Cause della cattiva digestione

La cattiva digestione può avere molteplici cause, che si distinguono in funzionali e organiche.

Le prime non implicano alterazioni strutturali visibili dell’apparato digerente, ma derivano da disfunzioni motorie o sensoriali dello stomaco.

Le seconde sono legate a patologie specifiche che colpiscono l’esofago, lo stomaco, l’intestino o altri organi correlati alla digestione.

Fattori funzionali (non patologici)

  • Alimentazione disordinata: pasti abbondanti, consumati velocemente o in orari irregolari compromettono il ritmo fisiologico della digestione.
  • Alimenti irritanti: cibi troppo grassi, speziati, fritti, industriali o eccessivamente zuccherati possono rallentare la digestione o causare reflusso e acidità.
  • Bevande e sostanze stimolanti: alcol, caffè e bevande gassate alterano la secrezione gastrica e irritano la mucosa.
  • Fumo: il tabacco riduce la pressione dello sfintere esofageo inferiore, favorendo il reflusso, e altera i tempi di svuotamento gastrico.
  • Sedentarietà post-prandiale: mettersi subito a letto o stare troppo fermi dopo mangiato ostacola i movimenti digestivi naturali.
  • Stress e ansia: il sistema nervoso centrale regola anche la motilità e la secrezione gastrica. Stati di tensione prolungati possono interferire con il normale funzionamento dello stomaco.

Cause organiche (patologiche)

  • Reflusso gastroesofageo (GERD): si verifica quando il contenuto acido dello stomaco risale nell’esofago, provocando bruciore e infiammazione.
  • Gastrite o ulcera peptica: l’infiammazione o la presenza di lesioni nella mucosa gastrica o duodenale possono causare dolore, nausea e difficoltà digestive.
  • Infezione da Helicobacter pylori: batterio che colonizza la mucosa gastrica e può indurre gastrite cronica o ulcera.
  • Calcoli alla colecisti: ostruiscono il deflusso della bile, sostanza fondamentale per la digestione dei grassi, causando nausea e digestione lenta.
  • Pancreatite cronica: riduce la produzione di enzimi digestivi, compromettendo la digestione degli alimenti.
  • Sindrome dell’intestino irritabile (IBS): disturbo funzionale che alterna stipsi e diarrea, con dolore addominale e digestione difficoltosa.
  • Intolleranze alimentari: la celiachia (intolleranza al glutine) o l’intolleranza al lattosio interferiscono con la normale digestione e assorbimento, provocando gonfiore e disturbi post-prandiali.

Fattori farmacologici

  • Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): ibuprofene e aspirina possono irritare la mucosa gastrica, specie se assunti a stomaco vuoto.
  • Antibiotici: alcuni antibiotici alterano la flora intestinale o causano effetti secondari a livello gastrico.
  • Integratori di ferro o calcio: se non accompagnati da cibo o assunti in modo scorretto, possono rallentare la digestione e provocare nausea o dolore addominale.

Diagnosi: come si arriva a capire la causa

Per individuare la causa della cattiva digestione, la visita si concentra dapprima sull’anamnesi clinica per proseguire, se necessario, con esami diagnostici strumentali e di laboratorio.

Valutazione clinica iniziale

La prima fase è costituita da una visita medica in cui lo specialista raccoglie informazioni fondamentali:

  • frequenza, intensità e durata dei sintomi
  • tipo di alimentazione abituale
  • eventuali farmaci assunti
  • abitudini di vita (fumo, alcol, stress, attività fisica)

storia clinica personale e familiare (es. ulcere, tumori, intolleranze)

Prima della visita può essere utile per un periodo annotare sintomi e frequenza dei disturbi in relazione a cosa si è mangiato e in quale contesto.

Esame obiettivo

Durante la visita, il medico può rilevare:

  • Dolore quando si preme sull’addome, soprattutto nella parte alta.
  • Rumori provenienti dall’intestino (come gorgoglii o borbottii).
  • Sintomi di anemia (come stanchezza), disidratazione (come bocca secca) o difficoltà ad assorbire i nutrienti.

Esami diagnostici strumentali e di laboratorio

Se i sintomi persistono o sono presenti segni d’allarme, il medico può prescrivere:

  • Gastroscopia (EGDS): esame diretto della mucosa esofagea, gastrica e duodenale. Indispensabile in caso di sospetta gastrite, ulcera, reflusso severo, tumore.
  • Test per Helicobacter pylori: si esegue tramite test del respiro (urea breath test), analisi delle feci o biopsia durante la gastroscopia.
  • Esami del sangue: per rilevare anemia, infezioni, deficit nutrizionali, markers di infiammazione.
  • Ecografia addominale: utile per escludere patologie epatiche, colecistopatie, pancreatiti.
  • Test di intolleranza (es. lattosio, glutine): se c’è sospetto clinico fondato.

Diagnosi differenziale

La diagnosi differenziale serve a distinguere la dispepsia funzionale (senza danno d’organo) dalle patologie organiche.

Nelle persone più giovani e senza sintomi più specifici, si procede inizialmente con trattamento empirico. Nei pazienti over 45, o con sintomi atipici o allarmanti, sono indicati accertamenti più approfonditi.

Una diagnosi accurata consente di evitare terapie inutili e focalizzare il trattamento sulla causa effettiva del disturbo.

La diagnosi parte da un colloquio approfondito con il medico, durante il quale è utile fornire un diario sintomi e alimentare. Il passo successivo può prevedere:

  • Esame obiettivo
  • Gastroscopia (per valutare lo stato della mucosa gastrica)
  • Test del respiro o feci per pylori
  • Esami del sangue per controllare anemia, infezioni o infiammazioni
  • Ecografia addominale

Come trattare la cattiva digestione

Il trattamento della cattiva digestione dipende dalla causa che la genera.

Nei casi di dispepsia funzionale è sufficiente adottare strategie comportamentali e rimedi naturali. Quando invece la sintomatologia è legata a patologie specifiche, è necessario intervenire con trattamenti mirati, anche farmacologici.

1. Cambiamenti nello stile di vita

L’intervento più semplice e rapido riguarda le abitudini quotidiane.

Ecco alcuni accorgimenti utili:

  • Mangiare lentamente e masticare bene: aiuta a ridurre l’ingestione di aria e facilita il lavoro dello stomaco.
  • Evitare pasti troppo abbondanti: meglio suddividere il cibo in 4-5 piccoli pasti.
  • Non sdraiarsi subito dopo aver mangiato: attendere almeno 2 ore per favorire lo svuotamento gastrico.
  • Ridurre o eliminare: cibi fritti, grassi, speziati, cioccolato, menta, agrumi, alcol, caffè e bevande gassate.
  • Fare una camminata leggera dopo i pasti: stimola la peristalsi (movimento che spinge il cibo avanti nell’intestino) e aiuta la digestione.
  • Limitare il fumo: il tabacco altera la motilità gastrica e aggrava il reflusso.
  • Gestire lo stress: con tecniche di rilassamento, mindfulness, yoga o supporto psicologico.

2. Rimedi naturali

I rimedi fitoterapici e alcuni integratori possono essere di sollievo nei casi più lievi o in aggiunta alla terapia convenzionale:

  • Tisane digestive: finocchio, camomilla, menta, zenzero, melissa. Hanno effetto carminativo, antispasmodico e rilassante.
  • Probiotici: favoriscono l’equilibrio della flora batterica intestinale, soprattutto dopo cure antibiotiche o disbiosi.
  • Enzimi digestivi: utili in caso di digestione lenta, ma vanno assunti solo su indicazione medica.
  • Argilla verde e carbone vegetale: in alcuni casi, possono contribuire ad assorbire gas intestinali.

3. Terapie farmacologiche (su prescrizione)

Quando la sintomatologia è frequente o intensa, il medico può prescrivere farmaci specifici in base alla causa:

  • Antiacidi: neutralizzano l’acidità gastrica (idrossido di magnesio, alluminio).
  • Alginati: creano una barriera meccanica per prevenire il reflusso.
  • Inibitori di pompa protonica (IPP): riducono la produzione acida gastrica (omeprazolo, lansoprazolo, pantoprazolo).
  • Procinetici: migliorano lo svuotamento gastrico e riducono il ristagno (domperidone, metoclopramide).
  • Antibiotici per pylori: se il batterio è rilevato, si imposta una terapia eradicante combinata.
  • Antispastici: per alleviare i dolori addominali nei soggetti con IBS.

Quando rivolgersi a uno specialista

Non tutti i casi di cattiva digestione richiedono una visita specialistica, ma ci sono situazioni in cui è importante rivolgersi a un gastroenterologo per valutazioni più approfondite.

Intervenire per tempo consente di diagnosticare eventuali patologie sottostanti e di iniziare una terapia mirata e preventiva di condizioni più serie.

Quando è consigliata una visita specialistica

È opportuno consultare un medico specialista nei seguenti casi:

  • Persistenza dei sintomi oltre 3 settimane, nonostante cambiamenti nello stile di vita o trattamenti iniziali.
  • Comparsa di sintomi più atipici come sangue nel vomito o nelle feci, calo ponderale inspiegabile, anemia, vomito ricorrente.
  • Dolore epigastrico continuo, resistente a terapia sintomatica o con caratteristiche atipiche.
  • Età superiore ai 45 anni con sintomi digestivi recenti e persistenti.
  • Presenza di familiarità per patologie gastrointestinali, come tumori o ulcere.
  • Risposta inadeguata a farmaci da banco (antiacidi, procinetici, enzimi digestivi).

Quali specialisti curano la cattiva digestione

La figura di riferimento è il gastroenterologo, che può disporre accertamenti mirati (gastroscopia, ecografia, test per H. pylori ecc.) e prescrivere la terapia più adatta.

In alcuni casi, però, può essere necessario l’intervento di altri specialisti:

  • Dietologo o nutrizionista, se si sospettano intolleranze alimentari o per impostare un piano alimentare digestivo.
  • Psicologo, in caso di forte componente psicosomatica o stress correlato.
  • Medico internista, per un inquadramento complessivo in presenza di più disturbi.

La tempestività nella diagnosi specialistica è importante soprattutto nei pazienti che hanno sintomi nuovi, gravi o associati ad altri segnali clinici anomali.

FAQ – Domande frequenti

La cattiva digestione può colpire anche chi ha una dieta sana?

Sì. Anche se si segue un’alimentazione equilibrata, fattori come stress, ansia, cattiva masticazione o patologie non legate alla dieta possono interferire con il processo digestivo.

No. Il reflusso gastroesofageo comporta la risalita dei succhi gastrici nell’esofago, causando bruciore retrosternale. La dispepsia (o cattiva digestione) riguarda un insieme di sintomi localizzati soprattutto nello stomaco, come gonfiore, nausea e senso di pesantezza.

Sì, a seconda dei sintomi, il medico può consigliare esami specifici come la gastroscopia o test per Helicobacter pylori. Per un elenco completo di approcci diagnostici, leggi le raccomandazioni della Mayo Clinic.

Sì. Anche i più piccoli possono avere episodi di dispepsia, specialmente se consumano pasti eccessivi, ricchi di zuccheri o grassi, o in caso di intolleranze. In presenza di sintomi persistenti è consigliata una valutazione pediatrica.

Sì. Seguire una dieta varia e regolare, evitare pasti troppo abbondanti, non coricarsi subito dopo aver mangiato, limitare alcol, fumo e caffeina, fare attività fisica e ridurre lo stress sono misure cautelative per prevenire la dispepsia.

Condividi:

Indice
Focus

Articoli Simili

alopecia femminile
Dermatologia

Visita e Cure per Alopecia Femminile

Soffri di diradamento dei capelli? Scopri i 7 trattamenti più efficaci per combattere l’alopecia femminile, dalla terapia PRP ai farmaci topici. Prenota una visita a Milano con gli specialisti MedNow.

Leggi di più »
Hai bisogno di aiuto?