Quel fastidio addominale che si ripresenta nei momenti meno opportuni. Quel gonfiore che arriva puntuale dopo i pasti. E poi, le abitudini intestinali che cambiano, senza un motivo apparente.
Quando l’intestino “parla”, ma nessun esame sembra spiegare il perché, potrebbe trattarsi di Sindrome dell’intestino Irritabile (IBS).
Un disturbo che incide sulla qualità della vita anche in modo pesante, e i cui sintomi vanno appurati con una valutazione specialistica per una diagnosi chiara e rimedi che possono alleviare i fastidi.
Il rischio di una errata interpretazione dei sintomi, e della mancanza di una diagnosi certa, può indurre al ricorso a farmaci non adatti, palliativi che non risolvono la situazione, ma che anzi la peggiorano.
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Cos’è la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS)
La sindrome dell’intestino irritabile è un disturbo gastrointestinale cronico dell’apparato digerente che si manifesta con dolore addominale ricorrente, diarrea, stitichezza o una combinazione di entrambe, senza una causa organica identificabile.
Alcuni convivono con la stitichezza, altri con la diarrea. Molti sperimentano un’alternanza imprevedibile tra le due.
L’IBS coinvolge un’interazione complessa tra intestino e cervello, con sintomi che possono variare da lievi a invalidanti e che spesso peggiorano in presenza di stress o fattori psicologici.
I sintomi sono reali, ma non legati a lesioni visibili o a infiammazioni persistenti.
Il sistema nervoso enterico e il cervello dialogano costantemente. Quando questo equilibrio si rompe, l’intestino reagisce anche a stimoli minimi, amplificandoli.
“Secondo cervello”: il legame tra emozioni e intestino [l'asse intestino-cervello]
Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha svelato ciò che molte persone già intuivano: il cervello e l’intestino comunicano costantemente, in una rete bidirezionale chiamata asse intestino-cervello.
L’intestino è ricco di neuroni, quasi quanto il midollo spinale, e produce circa il 90% della serotonina, il neurotrasmettitore del benessere emotivo.
Questa connessione spiega perché eventi emotivi intensi possono peggiorare i sintomi intestinali e perché chi soffre di IBS ha spesso una storia di ansia o ipersensibilità agli stimoli.
→ eventi emotivi intensi peggiorano i sintomi intestinali
→ chi soffre di IBS ha spesso una storia di ansia, ipercontrollo o ipersensibilità agli stimoli
→ la terapia psicologica (es. mindfulness, terapia cognitivo-comportamentale) può migliorare sintomi fisici, non solo emotivi.
L’intestino non è solo un organo. È un interprete delle emozioni non elaborate, un radar dello stress nascosto, un secondo cervello che “parla” a modo suo.
Quello che accade nella mente di chi soffre di intestino irritabile può amplificare, o calmare, ciò che accade nel corpo.
Le donne più colpite dalla Sindrome dell’intestino irritabile
Le donne in età fertile risultano più colpite, non solo per fattori ormonali, ma anche per una maggiore sensibilità e propensione a riferire sintomi gastrointestinali.
Negli uomini, invece, prevalgono forme con diarrea. Ma l’IBS non risparmia nessuno perché può insorgere anche in adolescenza o dopo un evento stressante in età adulta.
Quali sono le cause della Sindrome dell’Intestino Irritabile?
Non esiste una sola causa di IBS, ma una rete di fattori che si intrecciano:
- alterazioni della motilità intestinale, con transito rallentato o accelerato
- ipersensibilità viscerale (maggiore percezione del dolore intestinale)
- fattori psicologici come ansia e depressione
- disfunzioni dell’asse intestino-cervello
- disbiosi o alterazioni del microbiota
- risposte immunitarie post-infettive e aumentata permeabilità intestinale
- eventi stressanti, traumi psicologici o uso eccessivo di antibiotici.
Eventi stressanti, infezioni gastrointestinali (ad esempio da Giardia lamblia), intolleranze alimentari e uso di antibiotici possono scatenare o peggiorare la sintomatologia.
Fattori genetici: suscettibilità ereditaria
Alcuni studi suggeriscono che esista una predisposizione familiare all’IBS. Le persone con parenti di primo grado affetti da intestino irritabile hanno un rischio maggiore di sviluppare la sindrome.
Non è stato identificato un gene unico responsabile. Si parla piuttosto di una base genetica multifattoriale, che influenza:
- la soglia del dolore viscerale
- la motilità intestinale
- la risposta allo stress.
Fattori ambientali
Tra i fattori ambientali associati all’IBS:
- infezioni gastrointestinali (es. Salmonella, Giardia, Campylobacter) → possono scatenare una forma chiamata “IBS post-infettiva”
- stile di vita disordinato (pasti irregolari, alimentazione squilibrata, sedentarietà)
- stress cronico, soprattutto in infanzia o adolescenza
- esperienze traumatiche precoci (abusi, trascuratezza, lutti), che sembrano alterare la regolazione dell’asse intestino-cervello
Quali sono i sintomi della Sindrome da Intestino Irritabile da non ignorare
I sintomi della sindrome dell’intestino irritabile sono variabili, ma tra i più frequenti:
- dolore o crampi addominali
- alternanza tra stitichezza e diarrea
- gonfiore e tensione addominale
- presenza di muco nelle feci
- senso di evacuazione incompleta o urgenza dopo i pasti.
Altri sintomi possono essere nausea, meteorismo, urgenza postprandiale, presenza di muco nelle feci, cefalea, stanchezza mentale, insonnia, difficoltà di concentrazione, ansia e depressione.
Cosa provoca i sintomi dell’intestino irritabile
L’intestino irritabile coinvolge diversi cambiamenti nel corpo che si influenzano a vicenda e possono variare nel tempo:
- motilità intestinale alterata
- iperalgesia viscerale, ovvero aumento della percezione del dolore
- disturbi psicologici, come ansia e depressione, che interagiscono con i sintomi
- modifiche del microbiota che influenzano l’infiammazione e la comunicazione con il sistema nervoso.
Visita specialistica per disturbi da intestino irritabile: cosa aspettarsi
Una diagnosi accurata si basa oggi sui criteri di Roma IV: dolore addominale ricorrente almeno una volta a settimana negli ultimi tre mesi, associato ad almeno due delle seguenti caratteristiche:
- miglioramento con la defecazione
- variazione della frequenza delle evacuazioni
- variazione dell’aspetto delle feci
La diagnosi non è più esclusivamente ‘per esclusione’. In presenza di sintomi d’allarme, come sanguinamento, perdita di peso, insorgenza dopo i 55 anni o familiarità per malattie infiammatorie o neoplastiche, lo specialista valuterà esami più approfonditi per escludere patologie gravi.
Cosa sono i criteri di Roma IV
Si tratta di linee guida internazionali sviluppate da esperti, usate per diagnosticare i disturbi funzionali dell’apparato digerente, come l’IBS. I criteri di Roma IV definiscono con precisione quali sintomi devono essere presenti, con quale frequenza e durata, per poter formulare la diagnosi senza dover ricorrere sempre a esami invasivi.
Esami utili in fase diagnostica
In assenza di sintomi d’allarme, non sono raccomandati esami di laboratorio o imaging di routine nei pazienti sotto i 50 anni.
Se presenti sintomi atipici o d’allarme, gli accertamenti da fare sono:
- emocromo, PCR, indici infiammatori
- test per la celiachia (anticorpi anti-transglutaminasi)
- analisi delle feci per infezioni o parassiti
- test del respiro per intolleranze alimentari
- colonscopia con biopsie, in caso di diarrea cronica o familiarità per patologie intestinali
- test del respiro per sovracrescita batterica o intolleranza a lattosio/fruttosio
- ecografia addominale o TC se indicato.
Lo specialista sa distinguere quando un sintomo richiede indagine e quando, invece, è parte del quadro funzionale.
Cosa rivelano i tessuti intestinali nei pazienti con IBS?
Anche se l’IBS non presenta lesioni visibili agli esami di routine, alcune analisi istopatologiche rivelano:
- aumentata presenza di mastociti e cellule enteroendocrine
- infiltrati infiammatori lievi
- iperinnervazione locale, specie nei casi con diarrea prevalente
Queste alterazioni microscopiche rafforzano l’idea che il disturbo, pur essendo “funzionale”, abbia basi biologiche concrete.
Condizioni e patologie da escludere: la diagnosi differenziale
Prima di concludere per IBS, vanno escluse altre patologie che possono presentarsi in modo simile:
- celiachia
- malattie infiammatorie croniche intestinali (es. morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa)
- intolleranze (lattosio, fruttosio)
- infezioni gastrointestinali
- tumori del colon
- disturbi / patologie tiroidee
- colite ischemica
- effetti collaterali da farmaci.
Questo è il valore di una diagnosi professionale della sindrome dell’intestino irritabile, sapere cosa non è, per curare meglio ciò che è.
Come si cura la Sindrome di Intestino Irritabile
Non esiste un’unica cura per l’IBS, ma esistono tante strade valide per alleviare i sintomi e migliorare la qualità di vita:
- modifiche dietetiche: dieta a basso contenuto di FODMAPs, con personalizzazione da parte di un nutrizionista esperto
- esercizio fisico regolare, per migliorare la motilità intestinale e i sintomi
- supporto psicologico, soprattutto nei casi con ansia e stress cronico
- farmaci sintomatici: lassativi, antidiarroici, antispastici, probiotici
- antidepressivi a basso dosaggio (triciclici o SSRI) per dolore cronico, sintomi persistenti e disfunzioni viscerali
- farmaci specifici: linaclotide, lubiprostone, rifaximina.
Il piano terapeutico deve sempre essere cucito su misura, rivedibile nel tempo, e gestito da uno specialista.
Per una diagnosi accurata e un percorso terapeutico personalizzato, è consigliabile una consulenza gastroenterologica con un esperto di disturbi funzionali intestinali.
NOTA BENE: La collaborazione tra medico di base, gastroenterologo, nutrizionista e psicologo è fondamentale per una gestione efficace e personalizzata dell’IBS.
La ricerca medico-scientifica sulla Sindrome dell’Intestino Irritabile
La ricerca sulla sindrome dell’intestino irritabile (IBS) sta avanzando rapidamente, concentrandosi su diversi ambiti innovativi.
Lo studio del microbiota intestinale evidenzia come la disbiosi contribuisca ai sintomi, con alterazioni della flora batterica legate a gonfiore e dolore.
La genetica rivela che difetti enzimatici possono influenzare la risposta a diete specifiche come quella a basso contenuto di FODMAPs.
Nuove terapie includono il trapianto di microbiota fecale (FMT), ancora sperimentale per l’IBS, e live biotherapeutics ( (terapie sperimentali a base di microrganismi vivi specifici, diversi dai comuni probiotici) in fase di test clinico.
Inoltre, farmaci come eluxadoline e rifaximina offrono soluzioni mirate per l’IBS con diarrea. Questi progressi puntano a una medicina personalizzata per migliorare la qualità di vita dei pazienti.
Fonti Internazionali da PubMed
- Black CJ, Ford AC. “Global burden of irritable bowel syndrome: trends and future projections.” Gut. 2023;72(2):411-412. doi: 10.1136/gutjnl-2022-327834. Questo articolo discute l’impatto globale dell’IBS e le proiezioni future, con focus su approcci terapeutici emergenti.
- Simrén M, Tack J. “New treatments and therapeutic targets for IBS and other functional bowel disorders.” Nature Reviews Gastroenterology & Hepatology. 2018;15(10):589-605. doi: 10.1038/s41575-018-0034-5. Esplora nuove terapie, inclusi farmaci e modulazione del microbiota.
- El-Salhy M, Hatlebakk JG, Hausken T. “Diet in Irritable Bowel Syndrome: What to Recommend, Not What to Forbid to Patients!” World Journal of Gastroenterology. 2017;23(21):3771-3783. doi: 10.3748/wjg.v23.i21.3771. Analizza il ruolo della dieta e delle influenze genetiche nella gestione dell’IBS.
- Wouters MM, Vicario M, Santos J. “The role of mast cells in functional GI disorders.” Gut. 2016;65(1):155-168. doi: 10.1136/gutjnl-2015-309151. Approfondisce il ruolo del microbiota e delle risposte immunitarie nell’IBS.
Cosa mangiare e cosa evitare con l’intestino irritabile
Alimenti da evitare (soprattutto in fase acuta)
- Cipolla, aglio crudo, cavoli e broccoli (ricchi di FODMAPs)
- Legumi interi (lenticchie, ceci, fagioli)
- Latticini non delattosati
- Dolcificanti artificiali (sorbitolo, mannitolo)
- Frutta ad alto contenuto di fruttosio (es: mele, pere, mango, anguria)
- Grano e derivati (pasta, pane, pizza, biscotti con farina 00)
- Bevande gassate e alcolici
Alimenti ben tollerati (base di una dieta low FODMAP)
- Riso, quinoa, avena senza glutine
- Carni magre, uova, pesce
- Zucchine, carote, melanzane, lattuga
- Banane mature, fragole, kiwi
- Yogurt delattosato o vegetale non zuccherato
- Patate, zucca
- Olio extravergine d’oliva
NOTA BENE: non esiste una “dieta IBS valida per tutti”. Ogni persona ha una soglia di tolleranza diversa. Meglio introdurre i cibi nuovi uno alla volta, magari con la supervisione di un nutrizionista.
Checklist Auto-Valutativa: Hai l’Intestino Irritabile?
Questa checklist può aiutarti a capire se è il momento di consultare uno specialista.
- Hai dolore o fastidio addominale ricorrente?
- Hai notato cambiamenti nelle abitudini intestinali (diarrea, stitichezza o alternanza delle due)?
- Il dolore addominale migliora dopo l’evacuazione?
- Le feci hanno cambiato forma o consistenza (più molli o più dure del solito)?
- Hai gonfiore addominale frequente, soprattutto dopo i pasti?
- Noti presenza di muco nelle feci?
- Provi urgenza ad andare in bagno subito dopo aver mangiato?
- Ti capita di sentirti mentalmente affaticato o ansioso nei periodi in cui i sintomi si intensificano?
- I tuoi sintomi durano da più di tre mesi, anche in modo intermittente?
Se hai risposto sì a tre o più domande, potresti essere di fronte a un quadro compatibile con sindrome dell’intestino irritabile.
In questo caso, una valutazione specialistica con un gastroenterologo esperto è consigliata per chiarire la diagnosi e avviare un trattamento su misura.
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FAQ – Domande frequenti
Quali sono le cause scatenanti della sindrome dell’Intestino Irritabile?
Le cause precise della sindrome dell’intestino irritabile (IBS) non sono ancora del tutto note. Si ritiene che alla base vi sia una combinazione di fattori, tra cui alterazioni della comunicazione tra cervello e intestino, predisposizione genetica, precedenti infezioni gastrointestinali, cambiamenti del microbiota intestinale, stress, ansia e sensibilità aumentata dell’intestino a stimoli interni o alimentari. Anche alcuni alimenti, farmaci o eventi stressanti possono agire da fattori scatenanti.
Quali sono i sintomi della sindrome dell'intestino irritabile?
I sintomi più ricorrenti sono dolore o fastidio addominale ricorrente, spesso alleviato dalla defecazione, alterazioni dell’alvo (diarrea, stitichezza o alternanza di entrambe), gonfiore addominale, meteorismo, presenza di muco nelle feci e sensazione di evacuazione incompleta. Possono comparire anche sintomi extraintestinali come nausea, cefalea, stanchezza e disturbi dell’umore.
Come capire se hai la sindrome dell’intestino irritabile?
La diagnosi si basa sulla presenza di sintomi caratteristici: dolore addominale ricorrente almeno una volta a settimana negli ultimi tre mesi, associato a cambiamenti nella frequenza o nell’aspetto delle feci e correlato alla defecazione. Non esistono esami specifici per l’IBS. La diagnosi viene fatta escludendo altre patologie con sintomi simili, tramite una valutazione clinica accurata e, se necessario, esami di laboratorio o strumentali.
Dove fa male con l’intestino irritabile?
Il dolore addominale tipico dell’intestino irritabile è localizzato soprattutto nei quadranti inferiori dell’addome, ma può variare da persona a persona. Il più delle volte si tratta di un dolore sordo, crampiforme o di fastidio diffuso, che può peggiorare dopo i pasti e migliorare dopo la defecazione.
Come calmare i sintomi del colon irritabile?
Per calmare i sintomi del colon irritabile si può seguire una dieta a basso contenuto di FODMAPs, ridurre lo stress, mantenere una routine regolare per i pasti, dormire bene e praticare attività fisica. Nei momenti acuti possono essere utili probiotici, antispastici o farmaci prescritti dal gastroenterologo. Anche il supporto psicologico (es. terapia cognitivo-comportamentale) può aiutare a ridurre i sintomi.
Che differenza c’è tra colon irritabile e intestino irritabile?
I termini “colon irritabile” e “intestino irritabile” vengono spesso usati come sinonimi per indicare la stessa sindrome, ovvero la sindrome dell’intestino irritabile (IBS). “Colon irritabile” si riferisce più specificamente al coinvolgimento del colon. “Intestino irritabile”, invece, indica che il disturbo può interessare anche altre parti dell’intestino. Da non confondere con la “colite”, che è una vera e propria infiammazione del colon, documentabile con esami istologici e associata a malattie come la colite ulcerosa o il morbo di Crohn
Come si diagnostica la sindrome dell’intestino irritabile?
La diagnosi si basa sui criteri di Roma IV, che prevedono la presenza di dolore addominale ricorrente associato a cambiamenti della frequenza o della consistenza delle feci e alla defecazione. Il medico esclude altre patologie con sintomi simili attraverso anamnesi, esame obiettivo ed eventuali esami di laboratorio o strumentali. Non esiste un test unico e specifico per la diagnosi. È fondamentale il consulto con uno specialista gastroenterologo.
Quando fare la colonscopia in caso di intestino irritabile?
La colonscopia non è sempre necessaria per diagnosticare l’IBS.
È indicata se compaiono sintomi come sanguinamento rettale, perdita di peso inspiegabile, anemia, insorgenza dei sintomi dopo i 50-55 anni, o una storia familiare di malattie infiammatorie intestinali o tumori del colon. Sarà lo specialista a valutare se è il caso di approfondire con l’esame.
Come curare la sindrome dell’intestino irritabile?
Attualmente non esiste una cura definitiva per la sindrome dell’intestino irritabile, ma è possibile gestire e ridurre i sintomi con un approccio personalizzato. Le strategie prevedono modifiche della dieta (come la riduzione dei FODMAPs), regolarità nei pasti, attività fisica, gestione dello stress e, se necessario, terapie farmacologiche mirate. In alcuni casi può essere utile il supporto psicologico. Il percorso terapeutico va concordato con uno specialista.